Non biasimate un re che si umili per amore,
poiché abbassarsi per amore è segno di potenza ed equivale a essere due volte re.
Malek Chebel
Pace!
Pace? Quanti significati si può dare a questo concetto? Il Prof. Alessandro Zuccari della comunità di Sant’Egidio, pone una domanda fondamentale, alla quale in questo momento è difficile poter dare una risposta: che cosa ne abbiamo fatto del patrimonio di pace che abbiamo ereditato dopo la Seconda guerra mondiale? L’avevamo data come fatto acquisito, ormai certi che la pace dovesse essere eterna. Allora di quale pace ci siamo inebriati sino adesso? Quale pace auspicare?
Nell’incontro tenuto a Roma il 13 marzo 2022, particolare attenzione è stata posta alla lettura del Vangelo di Giovanni 14,27
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi».
Come? Ci sarebbe da chiedersi, il concetto di Pace non è uno solo? Il prof. Alessandro Zuccari esprime bene il significato della parola pace secondo una concezione umana: sempre instabile, non duratura (probabilmente mantenuta con diffidenza e con strategia ‘geopolitica’ diremmo noi moderni). La pace di Gesù è profonda e radicale, il Messia la fornisce in forma di dono, lo fa in forma privata solo ai suoi amici, lascia qualcosa di fondamentale: NON COME LA DA’ IL MONDO è la pace che ci ha consegnato.
Il vangelo di Luca ci mostra quale atteggiamento dobbiamo e possiamo adottare, in questo momento in cui le tenebre sembrano prevalere. Tenebre in cui si svolgono avvenimenti importanti prima che Gesù venga messo a morte: [49] Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”. [50] E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. [51] Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così!”. E toccandogli l’orecchio, lo guarì. Quel “BASTA” è un indicazione radicale che mette in discussione il nostro modo di vedere. Quel “BASTA” diventa la vittoria contro il potere del male, contro il potere della divisione. Nella pandemia, nello sperpero delle risorse, il male e il potere della divisione ha preso spazio, si è insinuato, ha preso le menti e armato l’uno contro l’altro.
Ma le voci dissonanti ci sono, inaspettata è la testimonianza di una ragazza ucraina, aderente alla comunità di Sant’Egidio, che esprime un’idea forte: quella di non odiare i russi, perché la cosa più bella è quella di aiutare. Si, aiutare come fa da sempre la comunità sin dalla sua nascita, in tutti i conflitti essa si fa portatrice di pace. Con la sua macchina organizzatrice e di accoglienza si è prontamente attivata anche in questo conflitto, proponendo una raccolta di firme con un appello per il cessate il fuoco e perché Kiev sia proclamata "città aperta". Nel frattempo sta accogliendo 47 dializzati senza cure per la guerra. https://www.rainews.it/articoli/2022/03/ucraina-comunit-di-santegidio-accoglie-47-dializzati-in-arrivo-dal-paese-in-guerra---21d88afc-0cd0-4962-9c8a-69c7ab599c33.html
Oltre all’invio di aiuti umanitari https://www.santegidio.org/pageID/30284/langID/it/itemID/47045/Emergenza-Ucraina-cosa-stiamo-facendo-e-cosa-possiamo-fare.html
Un modo di dire Basta, agendo. Come basta lo dicono i bambini di una scuola di Roma (la foto con cui abbiamo aperto questo post), una tra le tante, come in tanti spazi educativi dove c’è ancora del dialogo, che sta ad indicare come le nuove generazioni abbiano il diritto di chiedere la pace. Forse dovremmo diventare come i bambini che chiedono pace. La vera pace! Questo loro futuro non va tradito, come coloro che stanno armando più che cercare un dialogo.
Il dialogo si può aprire in ogni momento, anche quando sembra che tutto sia irrimediabilmente perduto:
https://settimanasantavalenzano.blogspot.com/2017/07/gesu-miracola-il-servo-malco.html
In questo gruppo plastico vediamo tutto il dramma di un conflitto e come il Cristo ne esce fuori.
Con l’arresto di Gesù, Pietro intravede irrimediabilmente morire la sua speranza di futuro. Guarire l’orecchio non è un numero da maghi, non è un miracolo come gli altri, ma non è neanche per Gesù un atto irreparabile; qualcosa di diverso accade, un atto rivoluzionario, un atto d’amore per l’antagonista.
C’è un Pietro che ormai ha reagito ad una provocazione. Un Pietro, che avendo una spada, colpisce il servo del sommo sacerdote che, per sua fortuna, schiva il colpo restando ferito solo all’orecchio. Poi, con urlo straziante a terra c’è il servo Malco, perché la sofferenza non è mai dei mandatari ma di chi esegue gli ordini o come al giorno d’oggi dei tanti civili. Sono attimi difficili. È Gesù a fermare i suoi invitandoli alla non violenza e lasciando quella frase ormai diventata famosa: “chi di spada ferisce, di spada perisce”. (Si tratta di un proverbio latino che trae origine dal Vangelo di Matteo. Matteo 26,52 "Allora Gesù gli disse: Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.")
I personaggi di questo gruppo scultoreo formano nella loro posizione una specie di U. In quanto il male portato da Pietro (forse giustamente) mette a terra l’essere umano, in basso vi è un fedele servitore (i padroni sono sempre assenti dai conflitti, sanno solo dare ordini) ma l’inversione ad U ci riporta verso il Cristo e dimostra che si può cambiare direzione, risanando quello che sembrava ormai irrimediabilmente perduto, riportandolo verso l’alto. Come possiamo noi accettare questa visione? Che cosa possiamo fare?
Riprendendo il filo del discorso di Sandro Zuccari possiamo dire che: La pace ha bisogno della Cultura della pace, del rispetto del diverso, di non piegarsi agli estremismi. Bisogna entrare nelle scuole, parlare sugli autobus, nei bar, con i vicini e parenti. Cultura della pace significa contrastare i luoghi comuni, contrastare l’indottrinamento della tv che ci educa al conflitto.
Concludiamo con un passo di Giovanni Cap. 2
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo.
8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo
10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai 6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo.
8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo
10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui».
11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Perché chiudiamo con questo passo? Perché il vino buono è stato conservato per ultimo ed oggi sta affiorando, proprio in questo momento delicato della storia Umana, si afferma con la nostra voglia di cambiare direzione. Compiamo questa inversione a U della storia, poiché abbassarsi per amore è segno di potenza ed equivale a essere due volte re.
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